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Attualità lunedì 10 agosto 2015 ore 16:29

"Precaria, licenziata e senza la disoccupazione"

La storia di una donna che perde il lavoro, fa domanda all'Inps per la disoccupazione e scopre di non avere i requisiti.



SIENA — La domanda cardine è: “Può uno Stato “permettere” che un’azienda privata non versi per dieci anni ed oltre i contributi per disoccupazione e Inail?”. In questa vicenda, che andiamo a raccontare, tutto ruota attorno a questa domanda.

Protagonista della triste ed assurda vicenda, una donna di 43 anni che ha lavorato in un’azienda privata per oltre dieci anni. Un’azienda leader nel campo della preparazione scolastica ed universitaria, che dal 30 Giugno di quest’anno, nel silenzio e disinteresse pressoché totale, ha chiuso i battenti a Siena, Grosseto ed in alte città toscane, come nel resto d’Italia. Una storia che viene da lontano. Che ha un nome molto famoso: Cepu.

Una storia, iniziata nel senese e non solo, nel lontano 1996. La storia che raccontiamo è quella di una collaboratrice, una delle tante che, nel corso degli anni, ha lavorato nell’azienda. Il termine collaboratrice è importante perchè è sintomatico della sua storia che raccontiamo: “ Il 30 Giugno – racconta la donna – insieme ad altri miei colleghi abbiamo terminato l’esperienza con Cepu. L’azienda da anni è in sofferenza economica ed è sotto procedimento fallimentare per contenziosi con Inps ed Inail. Come altri miei colleghi, mi sono recata presso un patronato per fare domanda di disoccupazione. Domanda che, stamani, l’Inps mi ha rigettato (con possibilità di ricorso) perchè mancano i contributi trattenuti a me e non versati dall’azienda. Perché lo Stato in questi anni non ha controllato? Perché ci devo rimettere io che non posso avere la disoccupazione? Come me, ce ne sono molti altri nella mia stessa situazione. Dove sono finiti quei contributi a me trattenuti e non versati? Si parla tanto di nuove possibilità di avere le indennità di disoccupazione ed altro, ma che senso ha avere una legge che prevede che per avere diritto alla disoccupazione debba avere gli ultimi due anni di contributi versati? Inoltre, quando un’azienda è in arretrato nel versare i contributi, per esempio da dieci anni, perché non farla iniziare a versare i contributi dall’ultimo periodo e andare a ritroso nel tempo? Andrò fino in fondo alla storia” , commenta amareggiata.

Nel variegato mondo del lavoro, in Italia, può succedere anche questo. Un’azienda non versa, per vari motivi, i contributi per tanti anni? Se inizia di nuovo a versarli perché non farla partire non da dieci anni fa e poi a scendere, ma dal periodo attuale a ritroso nel tempo, in modo da far avere le carte in regola per ottenere la disoccupazione?

“inoltre  - conclude la donna- l’azienda anche per pressioni sindacali, anni fa, ha stabilizzato alcuni trasformando le collaborazioni in dipendenti e questi ultimi, giustamente, hanno tutti i contributi in regola. Dipendenti, lavoratori di serie A, collaboratori lavoratori di serie B. Un film già visto” conclude.

Interessante, per capire la situazione dell’azienda, un articolo comparso in Arezzo Notizia, ed in altri giornali aretini (una delle sedi è a Sansepolcro) dal titolo “Il sindacato entra per la prima volta al Cepu. Ieri prima giornata di assemblea in 20 anni di attività” (http://www.arezzonotizie.it/attualita/il-sindacato-entra-per-la-prima-volta-al-cepu-ieri-prima-assemblea-in-20-anni-di-attivita/).

Nel lungo comunicato dei sindacati, in un passaggio iniziale, si legge: “Per la prima volta un sindacato ha fatto il suo ingresso tra i dipendenti di Cepu. L’evento è raccontato con un lungo comunicato della Cgil che riportiamo integralmente. Ci sono voluti vent’anni, tanti ne sono trascorsi dalla sua fondazione, ma il Cepu ha visto finalmente l’ingresso del sindacato in azienda. Ieri si è infatti tenuta la prima assemblea sindacale dei dipendenti subordinati presso la “storica” sede di Sansepolcro e poi a Cerbara che è stata trasmessa in streaming in tutte le sedi territoriali italiane. All’ordine del giorno la condivisione, con i lavoratori subordinati, di un’ipotesi di accordo che permettesse di accedere agli ammortizzatori sociali nel tentativo di salvaguardare l’occupazione. Alla riunione con i lavoratori Cesd – CEPU hanno preso parte FLC CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola che avevano gestito la trattativa a livello nazionale. Con essi anche la FLC Provinciale di Arezzo e le Segretarie generali del Nidil CGIL di Perugia e di Arezzo. L’ipotesi è stata accettata con un’ampia adesione dei lavoratori, ai quali è stata illustrata la trattativa apertasi nei mesi scorsi e che ha visto il sindacato al loro fianco per gestire questa fase di crisi e di profonda incertezza. L’incontro di ieri è stato solo un primo passo, in quanto questa Società ha al suo interno una serie diversificata di forme contrattuali, molte delle quali anche cosiddette “atipiche” (co.pro., partite iva, lavoratori in somministrazione)”.

Il comunicato sindacale si conclude con l’impegno e l’augurio per una felice risoluzione della vicenda. Rapporto, quello tra azienda e sindacati, sempre difficile nel corso degli anni, con numerose vertenze sindacali. Qualche anno fa, anche Siena ne fu coinvolta, il primo sciopero dei tutor Cepu. All’epoca, anno 2009, la vicenda riguardò la richiesta di stabilizzazione da parte dei tutor. Vicenda che ebbe strascichi giudiziari a Bologna, e finì anche in Parlamento, con un’interrogazione il 21/05/2009 (Interrogazione a risposta in Commissione 5-01445 presentata da TERESA BELLANOVA, giovedì 21 maggio 2009, seduta n.181)  dell’allora deputato del PD, ed oggi sottosegretario al lavoro, Onorevole Teresa Bellanova al Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, allora berlusconiano di ferro.

Nell’interrogazione, cui non è mai seguita risposta, si chiedeva fra le altre cose: “ se il Ministro interrogato non ritenga necessario intervenire con urgenza per porre in essere tutte le attività necessarie al fine di verificare l'applicazione ai predetti lavoratori di tutte le tutele giuslavoristiche rivenienti dall'attività di fatto svolta presso l'istituto di formazione;  se non intenda porre in essere quanto necessario affinché tali lavoratori vengano inseriti in un percorso tendente alla stabilizzazione dell'attività lavorativa”.

Altra epoca, altri tempi. Adesso, sembra che Cepu sia destinata alla fine, e non solo per colpa della crisi economica, ma anche per investimenti sbagliati ed anni di “finanza allegra”. Indicativo in tal senso l’articolo di Milano Finanza a firma di Andrea Montanari del 23 Giugno 2015 (http://www.milanofinanza.it/articoli-preview/il-cepu-finisce-in-concordato-1997213).

Finiti i tempi dei Del Piero, dei Valentino Rossi, dei Bobo Vieri, delle Carolina Kostner, anche se, secondo indiscrezioni, l’azienda potrebbe ripartire con una nuova società e nuova linfa. Intanto lo sfogo della donna che abbiamo raccolto, aspetta, ancora la sua risposta ed i suoi contributi.

David Busato

 

 

 

 


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