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Attualità mercoledì 18 settembre 2019 ore 09:52

Marco Parlangeli e la finanza a misura di cittadino

L’ex diggì della Fondazione Mps: “Perso il biotech, il futuro di Siena è fatto solo di agricoltura e turismo”



SIENA — Marco Parlangeli, senese della Lupa, 59 anni, cuspide Acquario-Pesci. Trapiantatosi a Grosseto, svolge libero professionalmente i compiti di consulente strategico e advisor finanziario. Nel passato un prestigioso incarico come consigliere di amministrazione di Mediobanca, una fellowship di un anno a Berlino per la Fondazione Bosch trascorsa insegnando alla “Hertie School for Public Management” (dove gli unici altri italiani sono Mario Monti e Giuliano Amato) e un anno da direttore generale presso un gruppo fiorentino del turismo. Quel che ce lo ricorda maggiormente, però, sono i 14 anni e sei mesi passati al Monte e i 13 anni e otto mesi in Fondazione, conclusisi drasticamente il 2 luglio del 2011, poche ore prima che Tittia e Mississipi portassero il Palio in Fontebranda. Stando alle fonti (dagospia), da una parte la sua irriducibile contrarietà a indebitare Palazzo Sansedoni, dall’altra l’atto di forza del suo presidente Gabriello Mancini. Quello che è avvenuto dopo sembra esser storia nota, la Fondazione che vende i gioielli di famiglia e assume un debito sanguinoso. Accordo base dell’intervista con Marco Parlangeli comunque è che non lo si spinga a violare il suo patto di riservatezza con gli enti per cui ha prestato la sua opera. “Il meglio deve ancora venire” è il suo credo che l’ha portato a battezzare il suo blog “Best is yet to come” (ispirazione da Frank Sinatra o forse più nel ritmoso LuvBug): lui è il Nostromo e impartisce massime buone per comprendere l’emotività dei mercati azionari, ma è anche colui che analizza la macropolitica in funzione del poter gestirsi ed investire. Dal 2018 è anche in libreria con la Truffa del Mare, un non banale thriller che spiega come ogni verità sia percepibile dalle banche.

- Marco buongiorno, grazie per il tuo tempo. Se proprio non si può parlare di Mps, ti proponiamo di iniziare con il gioco della Torre. Con un minimo di motivazione chi butti giù fra i seguenti binomi? Muhammad Yunus o la Goldman Sachs (1), Condoleeza Rice o Noam Chomsky (2), Greta Thunberg o Juan Guaidó (3), Donald John Trump o Vladimir Vladimirovič Putin (4), Ursula von der Leyen o Elizabeth Alexandra Mary Mountbatten-Windsor (5), Il Sacro Convento di Assisi o la Cappella Sistina (6), la Scuola Superiore Sant’Anna o l’Università Bocconi (7), baccarat o tressette (8), Luigi De Mossi o Bruno Valentini (9).

“Andiamo nell’ordine: 1) Butto Goldman Sachs senza rimpianti e senza dubbi. Yunus è un genio assoluto, che ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare personalmente. 2) Tutto sommato butterei giù Condoleeza, perché in quel ruolo avrebbe potuto fare molto di più in favore della pace. 3) Butto Greta perché non sopporto i fenomeni mediatici da baraccone, a maggior ragione quando vengono strumentalizzati i minori, non perché il tema dell’ambiente non sia importante. Sul Venezuela dovremmo fare un lungo discorso, ma Guaidò non mi dispiace. 4) Butto Trump tutta la vita. Incorpora tutto quello non mi piace dell’America, un paese che invece amo profondamente; Putin tutto sommato mi piace. 5) Butto la regina, anche se a malincuore perché è una simpatica e arzilla vecchietta ma la monarchia proprio non la digerisco, è fuori dalle mie corde, mentre la Von Der Leyen può rappresentare un gran bel momento di svolta per la Commissione Ue, dopo le sbornie di Juncker, che non mi è mai piaciuto. 6) Con molto dispiacere butto il Convento di Assisi, perché la Sistina è un simbolo perenne di civiltà e arte che ogni tanto, quando riesco, vado ancora a contemplare. 7) Butto la Bocconi, troppo commerciale e orientata al profitto e secondo me anche molto scaduta negli ultimi anni. 8) Butto il baccarat perché non mi piace il gioco d’azzardo; non che sia un appassionato di carte, ma il tressette almeno non fa danni. 9) Butto Valentini, il peggior sindaco in assoluto della storia di Siena col quale grazie a Dio non ho avuto modo di collaborare; spero per Siena che De Mossi – mio compagno di Liceo al Galilei – riesca a fare meglio”.

- Cosa ha rappresentato per te scrivere una crime-story e perché l’hai fatto? Come è andata? C’è lo Strega o il Campiello che ti attendono per questo romanzo o uno dei prossimi?

“Mi sono messo a scrivere un giallo finanziario per puro divertimento. Mi piaceva anche l’idea di raccontare come si possa, da un ufficio ispettorato di una banca, disporre di tante e tali informazioni sui clienti da poter risalire anche a vicende equivoche e risolverle. Onestamente della “Truffa del mare” fuori Siena sono state vendute poche copie, ma soprattutto perché l’editore, una piccola casa del Sud, non ha investito nella promozione, a parte la presentazione a Siena, dove il risultato è stato buono. L’ho pensato come il primo episodio di una serie, con personaggi studiati per esserne protagonisti, ed ho già chiaro in mente il secondo episodio, ma per scriverlo aspetto che un editore serio mostri interesse”.

- A tuo parere cos’è il meglio che ci attende? Nei tuoi tratti c’è la positività, ma per la nostra Italietta sembra che i mari saranno molto mossi ancora a lungo…

“Alla nostra età rischiamo di cadere nel pessimismo e nella disillusione, perché cominciamo ad averne viste troppe e come dici giustamente tu la situazione del Paese non è brillante. Poi vedo molte aziende che seguo lavorare bene e con successo, i ragazzi di oggi molto migliori di come eravamo noi, le energie e la vitalità dei giovani. E il fatto che la Lega non sia più al governo mi conforta per il futuro...”

- Chi vorresti fossero gli investitori a cui ti rivolgi nel tuo blog? Anzi, chi è che investe oggi e come si fa ad avere la cultura per investire in prodotti dove si scommette sulla trasformazione del legno malese o la presenza di ghiacci nei mari di Kara e Laptev?

“Il mio blog è “di servizio”, assolutamente non commerciale e finalizzato all’educazione finanziaria di base, per cui mi rivolgo a investitori con patrimoni medi e scarse o nulle conoscenze finanziarie, al fine di aiutarli a impiegare il loro denaro in modo razionale e prudente, secondo le loro propensioni e rifuggendo da mode e rischi inutili. Oggi si esce dalla scuola superiore senza aver avuto le nozioni di base per gestire un conto corrente bancario o utilizzare una carta di credito. Non parliamo poi di fisco o di diritto. Cerco di dare il mio contributo per superare questo gap, così come ho fatto con le trasmissioni di “Finanza facile” su Radio Siena TV (ndr, nel 2017 fu un ciclo apprezzato in tandem con il direttore dell’emittente Matteo Borsi)”.

- Il consiglio che spesso viene impartito è di guardare ai fondamentali, cioè le specifiche strutturali dell’azienda, ma come si fa a ritenerli fondamentali quando i limiti di governance del Paese sono così aleatori?

“Hai perfettamente ragione. Ma per chi intenda vivere in questo Paese, possiamo ritenere questa variabile piuttosto neutrale, fino a che non dovessero accadere sconvolgimenti epocali tipo l’uscita dall’Euro, che porterebbe dritto diritto al fallimento del Sistema paese. In un contesto normale, investire in aziende sane, con business redditizio e fatturato in crescita, è sempre una buona idea, anche se la borsa dovesse subire forti contraccolpi. Male che vada si incasseranno dividendi, fino a che si recupera il valore. Sempre che non ci sia bisogno di disinvestire prima. Per questo è fondamentale una preventiva analisi dei propri bisogni e dei propri impegni, oltre che della situazione patrimoniale, economica e finanziaria”.

- Su quale parte o attività di Siena ritieni nel presente e in futuro che si potrebbe investire? Latu sensu, cosa ritieni che a Siena sia meritevole di investimenti?

“Nella mia vita precedente, avevo puntato e proposto con successo investimenti nel settore delle biotecnologie. Ora di tutto ciò è rimasto ben poco purtroppo. I due driver di sviluppo del futuro, per l’Italia in generale e per Siena in particolare, saranno l’agricoltura e il turismo, con tutto quello che vi gira intorno (agroalimentare, enogastronomia, turismo culturale, formazione, ecc.) , in modo da mettere a reddito i veri patrimoni di cui disponiamo, la terra e l’arte”.

- In veste di passato presidente dell’Efc (European Foundation Center) ritieni che le fondazioni bancarie abbiano portato un deciso contributo nell’affrontare e supportare il Sociale o abbiano reso più contendibili le banche?

“Il discorso sarebbe lungo. Con una battuta posso dire che le fondazioni sono e saranno sempre un punto centrale di sviluppo della società civile. Le fondazioni di origine bancaria sono una particolarità nazionale, e rappresentano lo strumento individuato dal legislatore per rendere le banche contendibili e private. Questo obiettivo possiamo dire che è stato raggiunto in modo tutto sommato brillante, a parte la vicenda del Monte. Purtroppo non è invece stata eliminata l’influenza negativa della politica nella gestione delle banche. Per quanto riguarda il sociale, nel mondo delle fondazioni si trova di tutto, ma in generale sono stati concepiti e realizzati progetti di grande respiro. Importante è che deve trattarsi di progetti sussidiari dell’intervento pubblico, e non meramente sostitutivi”.

- Per ultima una suggestione che abbiamo già fatto ad altri. Che interpretazione dai dell’affermazione “Siena ha bisogno di prospettiva”?

“Non solo Siena, ma ogni comunità ha bisogno di prospettive e di visione strategica. A Siena mi sembra che questa visione sia totalmente mancata, almeno nella parte pubblica, negli ultimi vent’anni almeno. L’ultimo sindaco che aveva un progetto vero di strategia urbana è stato Piccini negli anni ‘90, col quale peraltro non ho mai collaborato. Poi la città mi pare essersi “incistata”, appiattita sulle vicende della banca. Io provai a dare una prospettiva col Parco Scientifico e Siena Biotech, ma le scelte della politica di sviluppo spettano sempre agli amministratori, grazie al mandato elettorale. Non mi pare di aver visto nessuna idea di sviluppo, né tanto meno persone in grado di portarle avanti”.

RG


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