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​Covid, “curarsi” con la prevenzione

Al Festival della Salute focus su stili di vita e "regole" quotidiane per evitare il virus. Allarme sugli esami rinviati per paura del contagio

Tutto quello che si può evitare va evitato. In sintesi il focus che al Festival della Salute di Siena ha messo a confronto medici ed esperti impegnati sul versante della prevenzione. Dal Covid ai tumori, dalle malattie sessualmente trasmissibili alle patologie cardiovascolari, oggi è più che mai importante avere stili di vita corretti e valorizzare il ruolo fondamentale delle strutture sanitarie e dei medici. 

Per Samorindo Peci, ricercatore in malattie neurometaboliche la prevenzione "non può essere standardizzata ma deve essere misurata alla capacità del nostro corpo di gestire le proprie risorse. Questo discorso si applica anche alle problematiche legate al Covid: fare movimento, una corretta alimentazione aiutano la capacità di risposta del nostro organismo alle alterazioni dal punto di vista glicemico o del battito cardiaco riscontrate in pazienti Covid”. 

Se oggi la tendenza è quella di cronicizzare la malattia e affrontarla con il ricorso a terapie farmacologiche, la chiave di volta è la prevenzione che “significa invertire questa tendenza”. Sugli effetti della mancata prevenzione si è concentrata l’analisi di Luca Revelli, chirurgo endocrino e vascolare, docente all'Università Cattolica di Roma: i costi di questo gap sono “enormi e difficili da monetizzare e includono anche quelli immateriali come la sofferenza e i decessi. Il lockdown ha portato alla paura di andare dal medico di base o in ospedale allontanando dagli screening fondamentali per la diagnosi precoce. Sono già quasi 1 milione gli esami spostati per la paura di essere contagiati e la conseguenza è che il trend a cui abbiamo assistito negli ultimi anni del calo della mortalità per i tumori rischia un'inversione di tendenza”.