Sono in viaggio sulla nave Italica dall’Antartide alla Nuova 
Zelanda i tre ricercatori dell’Università di Siena che hanno partecipato
 alla trentunesima Spedizione italiana del Programma Nazionale Ricerche 
in Antartide, studiando una delle più vaste e rilevanti foreste fossili 
del Polo Sud.
Gianluca Cornamusini, Matteo Perotti e Sonia Sandroni 
hanno svolto la parte principale dell'attività di ricerca utilizzando un
 campo remoto ad Allan Hills, in rilievi distanti oltre 200 km dalla 
base scientifica italiana Mario Zucchelli, nella Terra Vittoria.
Nonostante
 le avverse condizioni ambientali - nei primi giorni le raffiche di 
vento fino a 40 nodi hanno portato la temperatura percepita a circa 
-55°C -  le ricerca geologica nell'area di Allan Hills ha dato ottimi 
risultati e ha permesso di conoscere a fondo una antica e vasta foresta 
fossile, antica di circa 245 milioni di anni.
L'attività è stata 
svolta nel progetto di ricerca coordinato da Franco 
Talarico, docente del dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e 
dell’Ambiente.
I tronchi e gli alberi 
fossili abbattuti erano già stati identificati dal gruppo di ricerca in 
due spedizioni precedenti. I tronchi sono inglobati nella roccia, data 
da arenarie prodotte dall’attività di un antico sistema fluviale di età 
del Triassico medio (circa 245 milioni di anni di età) e affiorano su di
 una superficie vasta alcuni km2, sotto forma di legno silicizzato ed in
 parte carbonizzato. 
Oltre ai tronchi 
fossilizzati sono state rinvenute numerose impronte di foglie fossili, 
che permettono una migliore identificazione delle piante. I nuovi 
ritrovamenti effettuati quest’anno hanno permesso di identificare, 
mappare e schedare, tramite l’ausilio di tablet dedicati, sistemi GPS 
con mappe georeferenziate e immagini satellitari ad alta risoluzione, 
oltre 250 tronchi fossili, che fanno di Allan Hills uno dei giacimenti a
 fossili vegetali più grandi e importanti dell’Antartide, meritevole di 
essere proposto come geosito di interesse internazionale ed area 
protetta antartica.
Si tratta infatti dei resti di un’antica e vasta 
foresta fossile triassica, molto probabilmente abbattuta da una o più 
piene alluvionali catastrofiche, con i tronchi trascinati dalla corrente
 del fiume e poi abbandonati nei sedimenti.
Questi eventi potrebbero essere in relazione con le forti variazioni 
climatiche caratteristiche di tale periodo, conseguenza di una fase 
estremamente critica della storia della Terra, ovvero una delle più 
grandi estinzioni di massa, che avrebbe totalmente distrutto oltre il 
95% delle specie animali e vegetali.