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Le parole a rischio estinzione salvate in Toscana

Un sondaggio lanciato dal Festival 'Parole in cammino' di Siena per scegliere cinquanta vocaboli da salvare. In testa ci sono "indaco" e "nemesi"

In caso di fine del mondo, o anche solo di decimazione del vocabolario italiano, la lista delle parole che in tanti vorrebbero salvare per non impoverire la comunicazione sarebbe molto lunga. Lo dimostra il sondaggio social lanciato dal Festival 'Parole in cammino' di Siena, dedicato alla lingua italiana e alle lingue d'Italia che ha già visto adesioni illustri e numerose. 

Il quesito è semplice: "Se, per assurdo, dovessero scomparire 50 parole della nostra memoria collettiva, perché adoperate sempre meno, quale salvereste? Quale vorreste che non si perdesse". Tra le risposte arrivate finora, ci sono quelle di Sergio Castellitto, che ha scelto "futile", di Franco Di Mare che ha scelto "redimere", di Ilaria Sotis che ha scelto "nemesi", solo per citarne alcune. 

E tra le parole a rischio, spiegano dal Festival, c'è anche "indaco". Perché se al tempo di Dante c'era il colore "perso" tra il purpureo e il nero di certe stoffe provenienti dalla Persia e ora scomparso insieme a quelle stoffe, "il giorno in cui non potessimo più ammirare l'arcobaleno potrebbe scomparire anche la parola indaco, il cui significato ormai sfugge a tantissimi giovani".