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Attualità giovedì 05 agosto 2021 ore 15:20

Turismo di metà stagione, bene ma non benissimo

Aumentano i visitatori italiani ma mancano ancora i gruppi di stranieri "che spendono". Questo quanto emerge dallo studio condotto da Confesercenti



SIENA — Il turismo di metà stagione è a tinte chiaro-scure. Aumentano le presenze rispetto allo scorso anno ma mancano gli stranieri che "spendono". I flussi, per il momento, sono garantiti dagli italiani. Sono soprattutto i turisti provenienti dalla regioni del nord Italia quelli che prenotano nelle strutture del Senese. Questo è quanto emerge da uno studio condotto da Confesercenti Siena.

“Per le imprese turistiche senesi quest’estate è ancora un’incognita. Per tornare al pre-pandemia dovremo aspettare ancora a lungo”. 

Leonardo Nannizzi, presidente provinciale di Confesercenti Siena, commenta così la situazione di metà estate per il settore ricettivo.
“Le richieste di alloggio nelle strutture del nostro territorio quest’anno sono cominciate prima, già del mese di maggio, e se l’anno scorso gli unici stranieri erano stati tedeschi svizzeri e olandesi, quest’anno c’è qualche timida provenienza extraeuropea. Il turismo prevalente anche stavolta resta necessariamente quello domestico, magari meno limitato al territorio regionale e più sostenuto da provenienze settentrionali. Questo chiaramente non compensa il crollo degli arrivi stranieri. C’è più che mai una particolare attenzione al fattore prezzo, e questo complessivamente penalizza un settore che era orientato soprattutto verso target internazionali e budget di spesa più elevati”.

A complicare nuovamente lo scenario, in questi ultimi giorni, sono la ripresa dei contagi, sia pur graduale, e le incertezze legate all’introduzione del Green Pass.
“L’introduzione dello strumento era e resta pienamente condivisibile, per evitare ulteriori chiusure. Tempistiche e modalità mettono a nudo criticità già subite in passato. Gli operatori del settore sono alle prese in questi giorni con l’incombenza delle verifiche, in particolare chi dispone di spa, piscine coperte o ristoranti aperti anche al pubblico. E tutto questo comporta dispendio di tempo e di risorse per gli esercenti, che viceversa non possono così dedicarle al proprio lavoro: soddisfare in pieno l’esigenza del controllo non dovrebbe essere a carico degli imprenditori, oltre al fatto che per far fronte alla verifiche, un esercente potrebbe esser costretto a impiegare un dipendente che ancora non è vaccinato. Per evitare questo paradosso avrebbe dovuto essere attivata per tempo una corsia preferenziale di vaccinazione per i potenziali verificatori”.


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