Il fronte della speranza e il muro di indifferenza
di Maurizio Cei - venerdì 26 dicembre 2014 ore 21:59
Il dottor Fabrizio, il medico di Emergency contagiato dall'ebola in Sierra Leone e ricoverato all'ospedale Spallanzani di Roma, ha detto in un'intervista pubblicata oggi che questa malattia "è un mostro terribile e temibile", la cui sconfitta dipende dalla grandezza del fronte che lo ostacola.
Il fronte di cui parla Fabrizio ha viaggiato in questo periodo 'a grandezza variabile': quasi inesistente nei primi mesi, quando l'ebola ha colpito centinaia di persone in cinque Paesi africani nell'indifferenza del resto del mondo; più ampio ma disorganizzato quando la paura che potesse diffondersi fuori dal continente africano ha fatto partire una psicosi tanto ingiustificata quanto incontrollabile; ancora una volta tendente allo sfarinamento quando è stato chiaro che i rischi di una sua diffusione su larga scala in Europa e nel resto del mondo erano molto ridotti.
E proprio tenendo insieme le parole di Fabrizio con l'osservazione di questo fronte 'a grandezza variabile' si capiscono bene le contraddizioni della nostra società e la sua profonda ingiustizia. Una società che preferisce voltarsi dall'altra parte rispetto ai luoghi di sofferenza e di dolore, che parla di epidemie solo per la paura che queste possano contagiare anche noi e lo fa più scatenando la 'caccia all'untore' che ricercando una soluzione definitiva alla malattia.
Ha ragione il dottor Fabrizio, per sconfiggere la malattia il fronte deve necessariamente allargarsi. E fino a quando ci sono persone come lui a ricordarcelo la partita non è persa e la fiamma della speranza continua a ardere. Ma per aumentare il fronte che ostacola la malattia è necessario prima abbattere un muro, il muro della nostra indifferenza.
Maurizio Cei