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martedì 19 marzo 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Le parole

di Marco Celati - domenica 05 marzo 2023 ore 09:00

Le parole nascono dal silenzio. Si pronunciano, si scrivono. Se restano silenzio diventano pensieri. Ma forse lo erano già. Le parole fra noi leggère. Cadono. Volano. Le parole come pietre: si possono scagliare, colpiscono, feriscono, fanno male. Restano. Le parole sono persone o cose, oppure si attribuiscono loro come richiamo o significato. Una rosa, è una rosa, è una rosa: sta nel primo nome o nella prima rosa. O forse nel suo profumo. Infinite e diverse sono le parole e diverso è il modo di comporle. Di dire. Tutta la vita è moltissimo tempo. Tutta la vita può non bastare. Sempre tutta la vita è, il resto sono parole che descrivono com’è, come sei, come siamo. “Parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi”. Non sono altro che parole. Le parole nelle canzoni. Sono domande, discorsi che il vento porta via: come Bob Dylan, come le biciclette i ponsacchini. Come tante persone nel fumo del camino di Auschwitz.

Le parole sono vecchie come la storia e nuove come il futuro e spesso non bastano per il presente. Oppure avanzano, se non avanza il presente in un delirio di eternità. A volte ci mancano per dire chi siamo o saremo. Cosa sentiamo e proviamo. E proviamo a pronunciarle, a scriverle, ma restano dentro di noi. Chiuse, nella nostra ignoranza e perfino nel nostro sapere. Sono state segni sulla pietra, mani, animali dipinti, elenchi di greggi. Sono divenute cunei, alfabeti di suoni, forme di geroglifici. Le parole nascono dal linguaggio e diventano linguaggio. Non bastano, ma hanno fatto di noi bestie, esseri umani. Non del tutto bestie, non del tutto umani. Progrediti. Non sempre. Le parole che gridano il dolore dei migranti, che denunciano l’infamia dei mancati soccorsi. E quelle indicibili degli annegati. L’urlo nero delle madri. I singhiozzi soffocati dei bambini. Che mondo è mai questo? Che Governo? Che gente siamo diventati?

La parola che oggi, triste, non trovo per dirvi, per dirti, che no, non è così che doveva andare. Oppure le parole coraggiose a ricordarti che sì, vivi il giorno e, se puoi, credi pure al domani. Ti appartiene o dovrebbe. Lo sai. Devi saperlo. Perché non c’è che andare avanti, seguire o inventare il cammino. Tornare indietro non serve. Guardare indietro, forse. Ma prosegui. Cerca le tue, di parole. Le parole per cambiare, erano quelle che preferivo. Le parole sono nomi, cognomi, luoghi e date di nascita. Sono anche numeri e i numeri sono anche parole. E tutto ciò che siamo o quel poco che è. Direi “narrazione”, se la parola non fosse abusata, retorica, stucchevolmente politicizzata. Si addice più alle favole che alla vita. Al mito più che alla storia. Allora preferisco “racconto” che è lo stesso, ma con minor presunzione. Perché una parola è una parola. E dice chi siamo. O chi cerchiamo di essere, magari senza riuscirci.

Un intellettuale su Repubblica ghigliottina le parole. Ed è giusto punirne l’abuso, anche se la condanna è terribile. Definitiva. Cruenta. Ci sono delatori che propongono l’esecuzione di intere frasi, modi di dire. Zac! Nella cesta del boia. I lettori giacobini plaudono e approvano sollevati. Non di meno i restauratori del linguaggio. Rivoltosi e conservatori si mescolano e si agitano spesso in tumulto. Pure io mi confondo tra la folla inneggiante giustizia e rivoluzione. Poi mi accorgo che anch’io usavo spesso quel termine finito sotto la mannaia e mi sento colpevole e incerto. Povere parole, osannate e cadute in disgrazia! Come le persone, colpevoli o innocenti che siano o si presumano tali. Parole da cancellare, come le bestemmie che leviamo continuamente al cielo, proponendoci di non dirne mai più. Se c’è un Dio capirà. Sempre sperando in un Dio misericordioso, non di vendetta, di inquisizione, di anatema o di fatwā. Perché anche Dio è una parola. La parola, per chi crede, che si fece verbo e carne per spiegare e redimere il mondo. Eppure anche per quella divina parola il mondo si è diviso. Perché noi non impariamo dalle parole e nemmeno dai fatti. Ma non abbiamo che parole per descrivere i fatti e poterli cambiare.

Le parole sono libertà. Libertà di parola. Che non è lo stesso di parole in libertà. Futurismo a parte sono un’altra cosa. Più discutibile. È una cosa pericolosa scambiare il parlare senza pensare con il dire la verità. E la verità è difficile da cogliere, anche solo stando ai fatti. Il potere delle parole, quarto potere: “Citizen Kane”. Molti oggi le vogliono surclassate dalle immagini, ma le immagini senza parole sono un muto che si esprime a gesti. Anche la divina Garbo parlò, rise perfino, dopo l’avvento del sonoro, prima di ritirarsi dalle scene per sempre.

Più che parole, non so che dire, raccontare un fatto, inventare una storia. Più che parole non saprei cosa dire. A volte mi pare di averle finite, le parole, di non averne più da scrivere o da proferire. Quelle quattro parole d’amore in croce per parlare al cuore, per dire fesserie, scrivere lettere d’amore. Più o meno ridicole, eppure così importanti per tutti. A volte ci si scherza su, si cerca una rima, baciata, alternata, in vernacolo, una parolaccia che non è mai una brutta parola. Quante parole! Una dodecafonia, ma dalla babele del linguaggio mi arrivano ormai parole confuse, artefatte e, a volte, nessuna parola. Hai provato con le cuffie o gli apparecchi acustici? Sì, ma non è quello. Sordo non sono, né avaro sarei di parole scritte, anzi mi dilungo, estenuo il concetto, divago, mi perdo nel testo. E fuori contesto. No, non è quello. Non sento, non sento più, ma sordo non sono, ripeto. Semmai anaffettivo del mondo com’è. Così resto afasico, senza parole per dirti un saluto, una buona notizia, una cosa così, che sia importante o leggera. Che sia che si va, che siamo felici, che abbiamo questa vita e sappiamo che farne.

Marco Celati

Pontedera, Marzo 2023

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“Parole parole”, Mina

https://youtu.be/t6ecgETDG04

“Parole parole”, Mina e Celentano

https://m.facebook.com/mazzinibrasil/videos/parole-parole/499328950742402/

Marco Celati

Mina Parole Parole TESTO

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