Protezione civile
di Marco Celati - mercoledì 22 gennaio 2025 ore 08:00

Oggi vento forte, sole e temperatura glaciale. Una perturbazione artica ci incombe, a metà mese. La protezione civile di Cascina mi avverte al cellulare di un’allerta colorata. Chissà perché? Sarà il premio per aver partecipato a un concorso letterario cascinese. Sono grato comunque per la premura accordata.
Nel cielo, di un azzurro che non convince, si formano le nubi e se ne vanno. Sbatacchia la tenda, si piegano gli arbusti e in aria si levano le cose. Giorni buoni per il bucato, l’ho steso sul terrazzo. Che ci pensino il vento turbinoso e il sole, quantunque pallido e tardivo, ad asciugare.
L’impazienza di scrivere prevale sulla pazienza di leggere. Ho letto però, anzi riletto, due libri insieme, per la presentazione postuma di un compagno geniale, anzitempo scomparso: solo pochi anni fa. Una romanzata "storia italiana" e una distopica "second life". Il primo libro disteso, sorprendente il secondo. Anticipatore. Ne ho indagato il tempo di concepimento e di scrittura.
Due volte ho sognato mia madre. Perfino la sua casa di ragazza: sta in linea d’aria poco distante, davanti ai palazzi dove abito. È morta un secolo fa, a quarant’anni e io ne avevo diciotto. Chissà che vorrà dirmi il sogno e il ricordo che ho di lei. Forse che, già da un po’, è arrivato anche per me il tempo dei ricordi e dei fantasmi a riempire i vuoti di memoria. Forse sarà un segno fragile della mia sopravvivenza. Portava in casa la spesa e una confezione economica di pasta da cucinare, mi dava le spalle, ma l’ho riconosciuta e la sua vista mi ha commosso e spaventato, fino a svegliarmi. Il cuore ha soprassalti che confondono la mente, dipendono da questo le nostre vite.
La vita lascia soddisfazioni e scorie, poi è solo assenza e ci addolora. E così ora scrivo di nessuna storia. Le nostre storie se le è prese il tempo. E noi restiamo prigionieri del passato. L’ossessione del tempo ci assorbe e dura, nel suo spreco, come nel suo utilizzo, in presenza e in mancanza. È merce rara il tempo e mai valutata, così in dare che in avere.
Sento che la memoria si perde, come il filo che la svolge o l’addipana. E non ricordo niente che resti più di tanto e confondo le cose tra di loro, di anni diversi e di stagioni. Chi sono stato o chi sono, cosa importa? Mi sento assolto dai gradi di giudizio, ma non mi assolve la vita, né mi rende giustizia il vero. Che, anzi, semmai ci disonora. E queste guerre assassine, queste paci mortali, le ferite del mondo e le nostre, che un vento se le porti e ci lasci finalmente vivere ed amare.
Marco Celati
Pontedera, Gennaio 2025
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“Blowin’ in the wind”, Bob Dylan
https://youtu.be/vWwgrjjIMXA?si=r0gtiWe1k5s4VIbn
Testo e traduzione in italiano
https://youtu.be/YNqkC0xscVA?si=WWtjsgG4d4G0h1Wj
Marco Celati