Papa Bergoglio vedrà Viktor Orbán
di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi - venerdì 10 settembre 2021 ore 23:36
La prima tappa del 34° viaggio di papa Francesco è l'Ungheria, “transito” verso la vicina Slovacchia dove avranno luogo gli eventi conclusivi di questo pellegrinaggio apostolico, tra cui il saluto alla comunità Rom di Kosice.
A Budapest nel corso della mattina di Domenica 12 settembre il pontefice concluderà il 52° Congresso Eucaristico internazionale, celebrando messa solenne e recita dell'Angelus. Ad attenderlo oltre ai fedeli, i cattolici sono la maggioranza nel Paese, è prevista una cerimonia ufficiale al Museo delle Belle Arti con le massime cariche dello stato magiaro.
Occasione durante la quale Bergoglio vedrà Viktor Orbán. Primo ministro poco incline ai richiami all'accoglienza lanciati dal Santo Padre in questi anni. Orbán è oggi uno dei massimi esponenti del populismo europeo ed una figura centrale della rete della destra nazionalista anti-Bruxelles. Un politico ultra-conservatore, fermamente contrario ai migranti, che professa l'islamofobia. Premier tra il 1998 e il 2002, tornato al potere dal 2010, mantiene ininterrottamente la carica. Presidente ed indiscusso padrone del partito Fidesz, movimento di ispirazione anti-comunista che detiene la maggioranza assoluta in parlamento.
Le battaglie illiberali di Orbán hanno preso di mira stampa ed informazione, ridotto notevolmente l'indipendenza della magistratura e l'autonomia degli enti locali. Ha iniziato una crociata contro i diritti della comunità Lgbt, con il sostegno di una parte della chiesa. Sostenitore della tesi di una fantomatica cospirazione ordita dal finanziere e filantropo ungherese-americano George Soros. Il quale attraverso la sua fondazione Open Society ha speso centinaia di milioni di dollari in Ungheria per l'istruzione. Quello stesso Soros che in passato è stato finanziatore di Fidesz e mecenate dello stesso Orbán, a cui nel 1989 pagò la parentesi di studi ad Oxford. La rottura definitiva tra i due risale al 2015, quando il miliardario è diventato il nemico numero uno del primo ministro ungherese. Che lo accusa apertamente di essere un burattinaio e la sua Ong la copertura di “agenti segreti”.
A seguito della globale crisi pandemica l'Ungheria (oltre 800 mila casi e 30 mila decessi) è entrata in evidente decrescita economica: svalutazione del fiorino, contrazione del Pil e debito pubblico che corre verso l'80%. La gestione dell'emergenza non ha, tuttavia, prestato la dovuta attenzione alla componente sociale, fatta eccezione per il taglio delle tasse comunali (18% in meno di introiti per la sola città di Budapest), poco o nulla è stato fatto.
Praticamente irrisoria la politica di sussidi alla disoccupazione (4,3%), assente completamente la compensazione per la perdita di lavoro. Standard salariali slegati dal costo del caro vita. Sotto questo poco roseo cielo il governo Orbán ha aumentato la spesa per la costruzione di stadi, per la realizzazione di nuovi edifici governativi, e ha messo a disposizioni fondi (ovviamente europei) per la stretta “cerchia di amici”. Se l'Europa ha nella sua leadership un vulnus, anche il Vaticano ha con la sua visione un sostanziale problema di fondo.
Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi