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giovedì 05 dicembre 2024

FAUDA E BALAGAN — il Blog di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

ALFREDO DE GIROLAMO - Dopo un lungo periodo di vita vissuta a Firenze in cui la passione politica è diventata lavoro, sono tornato a vivere a Pisa dove sono cresciuto tra “Pantere”, Fgci, federazione del partito e circoli Arci. Mi occupo di ambiente e Servizi Pubblici Locali a livello regionale e nazionale. Nella mia attività divulgativa ho pubblicato i libri Acqua in mente (2012), Servizi Pubblici Locali (2013), Gino Bartali e i Giusti toscani (2014), Riusi: da rifiuti a risorse! (2014), Giorgio Nissim, una vita al servizio del bene (2016), SosteniAMO l'energia (2018), Da Mogador a Firenze: i Caffaz, viaggio di una famiglia ebrea (2019). ENRICO CATASSI - Storico e criminologo mancato, scrivo reportage per diversi quotidiani online. Svolgo progetti di cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo. Curatore del libro In nome di (2007), sono contento di aver contribuito, in piccola parte, ad Hamas pace o guerra? (2005) e Non solo pane (2011). E, ovviamente, alla realizzazione di molte edizioni del Concerto di Natale a Betlemme e Gerusalemme. Gli autori insieme hanno curato i seguenti libri: Gerusalemme ultimo viaggio (2009), Kibbutz 3000 (2011), Israele 2013 (2013), Francesco in Terra Santa (2014). Voci da Israele (2015), Betlemme. La stella della Terra Santa nell'ombra del Medioriente (2017), How close to Bethlehem (2018), Netanyahu re senza trono (2019) e Il Signor Netanyahu (2021).

La strada per evitare le distruzioni di massa

di Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi - lunedì 09 ottobre 2017 ore 09:57

La strada dell'abolizione delle armi di distruzione di massa è percorribile. La conferma arriva dal Nobel per la Pace 2017 assegnato a Ican (international campaign to abolish nuclear weapons), la campagna internazionale per il disarmo. Promotori dell'appello al trattato internazionale sul divieto delle armi nucleari, circolato alla recente assemblea Generale dell'ONU. Una decisione quella del Comitato norvegese che premia il boicottaggio alla proliferazione nucleare globale. 

Affronto politico tanto a Trump quanto a Kim Jong-un, una bacchettata ai due leader invischiati in una crisi diplomatica costantemente sul punto di degenerare. Riconoscimento indiretto all'Alto Rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini per l'accordo raggiunto con l'Iran. Un tema quello sul nucleare già affrontato in passato dall'accademia di Oslo che nel 1962 consegnò il premio a Linus Carl Pauling, promotore della campagna contro i test nucleari. Onorificenza conseguita nel 1974 da Eisaku Sato premier giapponese che aderì al Trattato di non proliferazione nucleare. E poi ancora nel 1995 la nomina di Pugwash Conferences on Science and World Affairs, organizzazione non governativa ispirata al manifesto pacifista di Albert Einstein e Bertrand Russell. E infine la premiazione del 2005 all'Agenzia internazionale per l'energia atomica, insignita “per i loro sforzi per impedire che l'energia nucleare venga usata per scopi militari e per assicurare che l'energia nucleare per scopi pacifici sia utilizzata nel modo più sicuro possibile”. Una lunga lista di battaglie morali per mettere al bando le armi nucleari. C'è chi dice che negli ultimi anni il premio si sia trasformato in una riconoscenza alle buone intenzioni, fece scalpore in questo senso la vittoria di Obama. 

C'è chi invece parla di Nobel maledetto: Martin Luther King, Sadat e Rabin furono assassinati. Una notorietà che indubbiamente non porta molta fortuna politica: Willy Brandt terminò la sua carriera con uno scandalo; Gorbaciov travolto dal golpe; Arafat ha passato gli ultimi anni recluso nella Muqata; José Ramos-Horta presidente di Timor Est è uscito di scena dopo una bruciante sconfitta elettorale. Il presidente della Colombia Juan Manuel Santos ha perso il referendum per la pace con le Farc. Denunce pesanti hanno riguardato Lech Wałęsa e Mohammed Yunus, il primo finito nella bufera per spionaggio e il secondo per appropriazione indebita. Accuse che recentemente hanno interessato anche la leader birmana Aung San Suu Kyi per non aver condannato «il trattamento tragico e vergognoso» riservato alla minoranza musulmana dei rohingya. 

Tante le polemiche che questo ambito riconoscimento si porta dietro, a partire dalla mancata nomina di Ghandi. Tra le oltre 300 candidature al vaglio del Comitato alcuni dei nomi dei potenziali vincitori per il 2017 avevano ricevuto un alto gradimento: candidato favorito era papa Francesco. Il cui nome era uscito prepotentemente nella vigilia. Mettendo sotto tono altri che circolavano insistentemente: elmetti bianchi siriani, Can Dündar direttore del giornale turco Cumhuriyet e Raif Badawi blogger saudita. Esclusa quindi la guerra civile siriana, dove i volontari di varie associazioni umanitarie che aderiscono alle Forze di difesa civile (SCDF) sono impegnati con il loro casco in testa a salvare vite umane dalle macerie: oltre 100mila persone soccorse dall'inizio del conflitto. 

Scartata anche la nomina dell'ex direttore del quotidiano turco di opposizione in esilio in Germania. Vittima del presidente Erdogan e della sua politica repressiva nei confronti degli oppositori e della stampa. Speranza illusa per il blogger arabo condannato a mille frustate e 10 anni di carcere per blasfemia. Non ce l'ha fatta nemmeno il trio Mogherini, Javad Zarif e Kerry protagonisti del complesso negoziato con Teheran sul nucleare, ripudiato da Trump. Alla fine l'ha spuntata il candidato più inaspettato, sul cui sito campeggia l'invito di Yoko Ono: “Immagina la pace”.

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Alfredo De Girolamo e Enrico Catassi

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